mercoledì 19 maggio 2010

SPERIAMO NON SI STRAPPI


Io per certe cose un po' me la tiro. Ma non pubblicamente, eh. Mi sentirete sempre molto modesta, mentre minimizzo cose che meravigliano qualcuno.
Un cazzo.
E' tutta scena, me la tiro eccome. Lo confesso qua tanto la popolazione lettrice del mio blog è talmente scarsa che non se ne accorgerà nessuno.
Per dirne una, sono vegetariana da venticinque anni. Di solito (più che altro se mi viene chiesto) butto là quest'informazione con nonscialàns, e c'è sempre qualcuno che fa "oooh" stupendosi della notizia e della mia nonscialàns. E io penso "olé, ho sorpreso qualcuno, sono troppo ganza". Ma di vegetarietà parleremo di nuovo un'altra volta, ché oggi non c'ho voglia di scrivervi una delle mie imperdibili ricette. Oggi parliamo invece di ecologia, altro argomento per il quale me la tiro, anche se di solito fa meno scena.
Ma vedete, io vado davvero fiera di avere avuto attenzione per certi temi fin dai tempi in cui non ci pensava praticamente nessuno. Racconto di solito che, quando nella mia città natale sbucarono dal nulla i primi, timidi cassonetti per la raccolta differenziata della carta, io andavo tutta felice a depositare più o meno ogni settimana la carta da buttare prodotta in casa mia, per scoprire che nel cassonetto c'era, in cima alla pila, ancora quella che avevo buttato la settimana prima: indice del fatto che, almeno nel mio quartiere, per i primi tempi l'unica a fare la raccolta differenziata ero io. Qualche "oooh" lo raccolgo anche qui, ma meno.
Aggiungerei che questo aneddoto non depone molto a favore dei miei concittadini e in particolare dei miei conquartierini, quindi, per non far sfigurare nessuno, non vi dirò che si trattava di Pisa, quartiere di Porta Nuova, cassonetti dislocati in via Pietrasantina. Sappiatelo, se conoscete qualcuno del posto: chi abitava lì ha cominciato a fare la raccolta differenziata dopo di me, tiè.
Poi cerco di riciclare tutto quello che si può, ma avendo in tutta la mia vita consumato soprattutto quantità spropositate di carta, sono sempre stata particolarmente sensibile allo spreco di questo materiale, e quando posso compro carta riciclata.
Per questo motivo, qualche giorno fa mi sono decisa a cambiare un'altra delle mie abitudini, perché davvero mi sentivo in colpa a sprecare tanti alberi in quel modo. Ma devo dirvelo, mi sento un tantino a disagio.
Ecco: l'immagine di qualche povera operaia costretta al lavaggio, stiratura, riarrotolamento e decorazione con alberelli verdi della "carta igienica riciclata" che ho di recente acquistato mi perseguita.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora me la tiro pure io, che faccio la raccolta differenziata da anni e che separo le bottiglie di vetro dai tappi di non-vetro ( e le sciacquo pure, prima di metterle nell'apposito cassonetto).
Posso? :DDD
bacio,
Claudia

Eleanor Arroway ha detto...

Puoi, puoi :D

maya ha detto...

Sto per esprimere un pensiero contorto, lo so ci provo: ma la carta igienica riciclata... è o no, la morte del ciclo di riciclo?...poi va a finire nel secco...
Cioè, se con la carta riciclata ci fai un giornale, quando è vecchio, lo ricicli di nuovo e via...
o si potrebbero fare cose che durino, tipo farci la copertina dei libri e ... no?

dopo il mio blablabla, INUTILE, devo ammetere, che se mai l'avessi in mano, nel momento fatidico, di sicuro, anche io riuscirei solo a pensare "speriamo non si strappi" :)

Eleanor Arroway ha detto...

Maya, quello che dici ha perfettamente senso. Per quanto mi ricordo da oscure letture della mia gioventù (ognuno ha la sua versione di porno: la mia era l'ecologismo) la carta non è riciclabile all'infinito perché le fibre via via si degradano: un'idea quindi potrebbe essere di riciclarla finché la qualità è buona per cose che devono durare, e finire il suo ciclo di vita con la produzione di carta igienica. A quel punto, però, sperare che non si strappi è fondamentale :D