mercoledì 9 novembre 2011

BETTA CUCINA: POLPETTE DELLA CUCINA RISANATA


Vi faccio una domanda molto personale. Qual è il vostro modo preferito di essere svegliati?
Il mio non ve lo dico, ci potrebbero essere dei bambini all'ascolto. Però vi dico il modo che a oggi ho preferito meno delle circa quindicimila volte in cui ho aperto i miei occhietti su un nuovo giorno o, come nel caso che vado a raccontarvi, su una notte appena iniziata: quello in cui il marito, al telefono dall'altra parte del mare, mi chiamò per dirmi che era appena crollato il soffitto della cucina.
Voialtri che vivete in posti dove le distanze si possono coprire, per quanto lunghe, via terra, provate adesso a immaginare la scena: siete (per motivi nemmeno divertentissimi, peraltro) a qualche centinaio di kilometri da casa - kilometri costituiti quasi per intero di mare - e vi siete appena addormentati. Vi sveglia il cellulare, dal quale giunge la voce di colui che con voi quella casa divide; la voce vi racconta che nella stanza in cui si trovava fino a poco prima adesso c'è una voragine al posto del soffitto, nonché pezzi di mattoni grandi abbastanza da rompere una testa sparsi per tutta la stanza suddetta.
Il primo vostro pensiero, dopo esservi resi conto che, se la voce parla, è evidente che colui che divide con voi la casa è ancora vivo (do per buono che la gente convinta di sentire le voci dei defunti legga blog molto più popolari del mio nonché scemi per ben altri versi), sarà: "devo tornare subito a casa".
Ora, se siete, che ne so, a dormire a Milano e vivete a Bari, prenderete la macchina e vi lancerete come dei pazzi in autostrada per arrivare a casa appena possibile. Probabilmente vi schianterete per strada dato che state correndo e non avete dormito, ma comunque proverete a raggiungere casa vostra al più presto.
E invece, quando casa vostra è sull'isoletta e voi siete sulla terraferma, tutto quello che potete fare è prendere lo stesso aereo che peraltro avreste comunque preso il giorno dopo, perché c'è solo quello; la nave della notte è già partita e arrivereste in ogni caso più tardi che con l'aereo, il ponte tra Sardegna e Toscana non è ancora nemmeno in progetto e coprire la distanza a nuoto, anche se sapete nuotare (tralasciando che io nuoto come un'incudine), è un tantino faticoso.
Credetemi: è frustrante. Vi sentite inutili, stando lì a sentire la voce spaventata del vostro amato che vi racconta i danni subiti dalla vostra casetta. E vi arrabbiate pure, quando il vostro amato vi racconta di avere chiamato i vigili del fuoco per un sopralluogo, perché i vigili del fuoco in genere sono dei pezzi di figlioli che un ce n'è, e voi vi state perdendo lo spettacolo. Per non parlare del fatto che l'anziana vicina ficcanaso del piano di sotto si precipita a vedere cosa sia successo e i suddetti vigili del fuoco, i quali oltre che spesso boni sono anche sempre eroici, la cacciano via senza tanti complimenti: e anche questo spettacolo è qualcosa che avreste pagato per vedere.
Oddio, poi sul "si precipita" bisogna aprire una parentesi. Il giorno dopo l'anziana vicina incontra mio marito e, verde di rabbia per non aver potuto farsi un pentolone di cavoli nostri live, chiede ragguagli sull'accaduto; spiega di essere salita a vedere cosa fosse successo soltanto all'arrivo dei vigili del fuoco, e non al momento del crollo, perché pensava che il rumore fosse dovuto a una caduta della vostra blogger preferita. Ecco, io leggera non sono, ma essere scambiata per un soffitto che crolla con calcinacci spessi una spanna non è lusinghiero e farà sì che, qualora l'anziana vicina dovesse ruzzolare per le scale, io avrò cura di non accorgermene. Fischiettando.
Per stemperare la drammaticità di quanto raccontato, vi dico subito che gli avvenimenti narrati ebbero luogo nel lontano dicembre 2010 e che, per varie vicissitudini troppo noiose da spiegare, occorsero quei tre mesi buoni prima di riavere il soffitto intero. Il soffitto oggi è vivo e lotta insieme a noi, e la vostra cuoca preferita cucina (e mangia, e ingrassa) senza interruzione. Ma tre mesi con una cucina inagibile sono tanti, tantissimi, sono una sfida alla sopravvivenza. E quindi serviva un piano. Non si poteva vivere per tre mesi di panini, rosticceria e pizze a domicilio, costava troppo. Né si poteva non mangiare per tre mesi, per quanto ci potesse far bene. Infine, si avvicinava il capodanno: e come si poteva cucinare per le nostre storiche cene di capodanno? Proprio noi, che due anni prima riuscimmo a mettere a tavola e far rialzare barcollando i nostri amici solo dopo due giorni che avevamo traslocato nella nuova casa, lanciando la moda del cenone tra gli scatoloni?
Per fortuna non ci mancano creatività e resilienza (oh che parola bellissima). E casa nostra è grande. E il soffitto delle altre stanze era saldo. Fu così che, spostando frigorifero e forno tradizionale (spostare anche il gas veniva un po' male e quindi niente fornelli) in sala da pranzo e con l'aiuto di un microonde spaziale portato da Babbo Natale, furono salvi il cenone di capodanno, i pranzi e le cene di tre mesi e le nostre ampie pance.
Nonostante ciò, riavendo alfine la nostra cucina tutta intera, urgeva una cena di celebrazione: e fu per quella cena che vennero inventate le Polpette della Cucina Risanata che vado ora a descrivervi, e che debbono la loro composizione al già illustrato polpettone di lenticchie uno.

La base, infatti, sono sempre le lenticchie rosse: in questo caso, usate 100 grammi di lenticchie e fate bollire in una quantità doppia d'acqua salata (o di brodo di dado, o di brodo di verdure, insomma, siete i miei fedeli 2,5 lettori e già sapete) con la solita foglia d'alloro stropicciata che avrete già usato per altre ricette (ogni tanto potete anche usarne una nuova). Fate cuocere fino a che l'acqua non sarà ritirata e le lenticchie saranno diventate la familiare poltiglia.
Nel frattempo preparate il resto dell'impasto, che approssimativamente dovrà avere lo stesso volume delle lenticchie. Nell'impasto potete mettere le verdure che più vi aggradano, quelle che vi avanzano, quelle che stanno per passare a miglior vita, quelle che cominciano a sviluppare arti inferiori e bussano alla porta del frigo chiedendo di lasciarle uscire ed evolvere. Le Polpette della Cucina Ritrovata, per esempio, contenevano pezzetti e bucce di melanzane, l'interno delle quali era stato convertito in un favoloso purè mediorientale. Un'altra composizione sperimentata è carota-zucchina-melanzana. L'importante è che facciate soffriggere le verdure, tagliate a pezzi piccoli, con aglio e cipolla e ovviamente sale, pepe e spezie a vostro piacimento. Terminata la cottura, estraete, come già spiegato altrove, il vostro minifrullatorino a immersione da qualunque posto in cui lo teniate (io sono una persona discreta e non voglio saperli, certi dettagli delle vostre vite) e frullate le verdure. Aggiungetele alle lenticchie insieme a parmigiano e pecorino grattugiati, erbe aromatiche e spezie che vi piacciono (a mio parere il prezzemolo ci sta sempre bene, il cumino anche), un uovo, un cucchiaio di pangrattato e tre cucchiai di farina: dovete comunque aggiustare queste dosi secondo la compattezza dell'impasto. Se è troppo molle aggiungete pangrattato e farina, se è troppo duro aggiungete un uovo, se è giusto passate alla fase cruciale del polpettamento, dopo avere aggiustato anche sale e pepe se necessario.
Voi credete alle leggende metropolitane? Io no, e ho sempre pensato che alcune pratiche di cucina rientrassero tra queste. Parleremo in altra sede di mandorle e pomodori da sbucciare, per esempio. In questo caso, la leggenda alla quale non credevo era quella del "fate le polpette con le mani inumidite". Ci ho dovuto credere dopo che l'impasto era rimasto tutto appiccicato alle mie manone, rendendo molto piacevole e gustosa la rimozione (slurp, slap) ma complicato il polpettamento. Inumiditevi quindi le mani ché funziona, prendete una cucchiaiata d'impasto per volta (ri-inumiditevi le mani ogni volta che serve) e fatene delle palline, grandi circa come una noce, che passerete nel pangrattato.
Le vostre Polpette della Cucina Risanata sono ora pronte per essere cotte: io le ho messe in forno a 170° per una ventina di minuti in una teglia rivestita di carta forno, rotolandole a metà cottura, ma credo che possano essere anche fritte. Mi scarico qui da ogni responsabilità: se andate a friggerle e vi scompaiono nella padella come gli gnocchi nella pentola dell'amica dell'Artusi (se non sapete di cosa stia parlando, cercatevi la citazione e studiate) non sarà colpa mia. Non dovrebbe comunque succedere, visto che le polpette sono abbastanza compatte. Provatene però prima una per sicurezza, va bene? E poi magari fatemi sapere.
Le polpette sono buone da mangiare da sole, accompagnate con verdure, cotte in salse a vostro piacimento.
E sono buone anche se non avete mai rischiato che vi cadesse un soffitto in testa: ma la soddisfazione finale sarà minore.

Infine sappiate che, la sera in cui il soffitto della cucina passò a miglior vita, il marito aveva cucinato trippa e lasciato tutto da lavare, così al mio ritorno non avrei sentito troppo la nostalgia di due giorni lontana da casa. Adesso sostiene che, se quella sera si fosse attardato a lavare i piatti, sarebbe stato in cucina al momento del crollo e sarebbe morto (il ragazzo ha la testa dura, ma i pezzi caduti erano davvero grandi).
Gli uomini troveranno qualsiasi scusa, QUALSIASI, per non lavare i piatti.

venerdì 4 novembre 2011

BRINDISI DUE


Il post culinario serio (sì, vabbè) è quasi pronto, davvero. Intanto beccatevi il brindisi dei 24+1 fans, che doveva essere fatto ai 20+1 ma me ne sono dimenticata. Grazie, 24+1 fans, ailoviu sempre di più.
Ho avvertito la mia correttrice di bozze che con l'alcol si dovrebbe salire e mai scendere, ma quando ha visto questa meravigliosa bevanda, non ha saputo resistere. E nemmeno io. Che, per quanto trapiantata in varie parti d'Italia e delle isole, in fondo sono proprio pisana.


lunedì 10 ottobre 2011

IL DECALOGO


Perdonatemi: vi devo da tempo una ricetta, e la ricetta è quasi pronta, davvero. Ma siccome ho aperto il dibattito su facebook, vado a illustrarvi il decalogo.


1. Per lo stendipanni, ogni segmento resetta il decalogo; per la corda dei panni, le regole si applicano in sequenza.

2. Ogni capo è steso con mollette di colori differenti; non sono ammesse variazioni di colore se le mollette, essendo di diverse marche o di diverse epoche, hanno sfumature diverse. Arancione normale e arancione scolorito dal sole sono sempre due arancioni, e come tali non possono coesistere. Celeste e blu sono due variazioni dello stesso colore, e come tali non possono coesistere. Eccetera.
Eccezioni: blu e viola non sono due variazioni dello stesso colore, ma non possono coesistere lo stesso; giallo e arancione chiaro idem.
Tutto il resto è accettabile: giallo e arancione scuro vanno bene; rosso e rosa vanno bene. Eccetera.

3. I capi adiacenti sono stesi con mollette adiacenti di diverso colore: dove finisce un capo con una molletta rossa non può iniziare un nuovo capo con una molletta rossa;
dove finisce un capo con una molletta viola non può iniziare un nuovo capo con una molletta viola, eccetera.
La molletta non adiacente di un capo adiacente può essere dello stesso colore di una già usata per l'altro capo.

4. La maggiore varietà possibile di colori e marche di mollette è vivamente incoraggiata, purché si mantengano proporzioni accettabili: troppe mollette di un solo colore rendono complicato seguire il decalogo.
Le mollette di legno, però, benché più ecologiche, sono sconsigliate in quanto poco allegre.

5. Le mollette verdi sono vietate in modo assoluto. 
Nessuna eccezione.
No, neanche per la mollettina verde che vi hanno regalato alle primarie del PD.

6. I capi verdi o contenenti del verde (da evitare in generale essendo verdi) sono stesi con mollette di colore diverso da rosso, rosa, arancione, fucsia, viola. 
I capi adiacenti a quelli verdi o contenenti del verde sono stesi con la molletta adiacente al capo verde o contenente del verde di colore diverso da rosso, rosa, arancione, fucsia, viola; quella o quelle non adiacenti possono essere di qualsiasi colore, sempre rispettando il resto del decalogo. 
Se la molletta adiacente al capo verde o contenente del verde però è bianca, quella successiva sarà di colore diverso da rosso, rosa, arancione, fucsia, viola, perché il bianco non conta come colore (non portatemi prove scientifiche contrarie, le ignorerò).
La regola del bianco si applica solo in presenza di verde, non nei casi previsti dal punto 3.

7. I capi di altri colori non sono necessariamente intonati alle mollette; ma, riuscendoci, diventa tutto più armonioso.

8. Le mollette talmente scolorite che non ci si ricorda più di che colore fossero vengono declassate alla chiusura dei pacchi di pasta/riso/biscotti, onde evitare illeciti e inconsapevoli accostamenti (esempio: una molletta ex-rosa diventata bianca usata per un capo verde, una molletta ex-gialla diventata bianca usata accanto a una molletta gialla).

9. Le mollette bicolori ricostruite con vecchie mollette rotte seguono il decalogo: accanto a una molletta rosso/gialla non sono usate né una molletta rossa né una molletta gialla, accanto a una molletta rosso/blu non sono usate né una molletta rossa né una molletta blu, eccetera; una molletta rosso/gialla non è usata su un capo verde o contenente del verde, una molletta rosso/blu non è usata su un capo verde o contenente del verde, eccetera. 
Eventuali passioni calcistiche sono ininfluenti sul bucato.

10. Se una persona che vive con voi o che si trova a casa vostra come ospite si offre gentilmente di stendere i panni, la si lascia fare. E si soffre in silenzio. 
Si attende che ella/egli si sia allontanata/o per remixare le mollette seguendo il decalogo.

10bis. I capi, anche se di piccole dimensioni, sono stesi con almeno due mollette: per il motivo molto pratico di non doverli recuperare in Tunisia dato il maestrale. 
Questa regola nel tempo si applica solo dal mio trasloco in Sardegna in poi, ma soprattutto non ha niente a che fare con il disturbo ossessivo-compulsivo; è quindi un'aggiunta al decalogo originale sulla cui inclusione nello stesso gli storici dibattono.


E voi, come stendete il bucato?

giovedì 4 agosto 2011

DALL'ALTRA PARTE DELLA CORNETTA


(dopo avere ripetutamente spiegato che sì, ho ricevuto la loro brochure, ma no, non sono interessata, sì, so dov'è la loro sede ma no, non mi serve un appuntamento, il tutto per sedici volte)
Operatrice Agos Ducato: "Ma non c'è proprio nessun progetto che possiamo aiutarla a realizzare?"
Io: "Sì, ma mi serve un sicario, non un prestito."
(Non è vero, non gliel'ho detto. Ma c'è mancato tanto così.)

venerdì 29 luglio 2011

PREGIUDIZI


Chissà cosa passa nella testa di un anziano signore che si allontana dal bancomat dopo avere effettuato le sue operazioni (che, si presume, coinvolgono il prelievo di contanti) e si vede inseguito dalla tipa capellona e pluritatuata che aveva poco prima alle spalle…

(ma lo possiamo immaginare dallo sguardo spaventato con cui si volta e guarda quella specie di Hells Angel appiedata che gli corre dietro)

…prima che la tipa capellona e pluritatuata, anziché rapinarlo, gli porga con un sorriso la tessera che aveva dimenticato nello sportello.

venerdì 3 giugno 2011

L'ANGOLO DELLA POESIA 3


O scorbutico signore
che fai fisioterapia
due lettini più in là del mio
e che chiedi
alla signora nel lettino di mezzo
(con fare assai scortese)
di smettere di chiacchierare
perché
- ci informi -
"io sto soffrendo"

ecco,
continua pure.


(perdonate la latitanza: come vedete sono impegnata in attività divertentissime, tornerò presto)

venerdì 29 aprile 2011

DE ROIAL UEDDING


Nonostante io porti un nome da regina (mia zia mi scriveva le cartoline, quand'ero piccola, indirizzandole a "Elisabetta 3°": non vengo da una famiglia normale, lo so), regina non sarò mai.
Ma qualche punto di vantaggio su Chéit ce l'ho.
Uno:
mio marito è più bello e, benché diversamente biondo, ha mooolti più capelli del suo.
Due:
nessun parente s'è presentato vestito di giallo canarino e con un cappellino idiota al mio matrimonio.
E soprattutto tre:
su mia sorella potrei dire tante cose, nemmeno tutte bellissime, ma quantomeno non si chiama PIPPA.

martedì 22 marzo 2011

CONVERSAZIONI AL CITOFONO


Personaggi:
- OdiosoCorriere: addetto alle consegne di una nota azienda specializzata appunto in consegne, già dimostratosi altre volte simpatico come un dente cariato;
- signor PianodiSopra: vicino che abita, come si può evincere dal nome, al piano di sopra, e che è sempre in casa (rumorosamente) di notte ma mai di giorno: oppure di giorno non risponde al campanello, che per noi è lo stesso;
- signora anziana: vicina che abita al piano di sotto, e che, oltre a un sacco di altri aggettivi che non staremo qui a menzionare, è anziana;
- Betta: la vostra blogger preferita.

Svolgimento:
DRIN.
Betta: "chi è?"
OdiosoCorriere: "il signor PianodiSopra?"
Betta: "no (idiota, n.d.B.), ha sbagliato campanello."
OdiosoCorriere: "Senta, quando non c'è (allora lo sapevi già, maledetto rompicoglioni, n.d.B.), io di solito lascio i pacchi per il signor Pianodisopra a una signora anziana, è lei?"
Betta: "Tu sei già morto, solo che ancora non lo sai".

venerdì 11 marzo 2011

WHOOSH


A Cagliari oggi c'è vento, tanto vento. 

Non che sia una novità, è anzi condizione abbastanza comune: il bucato di solito qua asciuga mentre stai decidendo se hai voglia di alzare le chiappe dal divano e stenderlo, per dire.
 
Comunque a Cagliari oggi c'è vento, tanto vento.

In strada, davanti a me, procede lento il camioncino per la raccolta differenziata.

Il camioncino si ferma all'altezza del cassonetto dell'organico.

Io mi fermo dietro al camioncino, a una certa distanza, con un certo presentimento.

L'omino del camioncino scende, prende il cassonetto, lo aggancia all'apposito supporto posto sul retro del camioncino.
L'omino del camioncino si dispone quindi a lato del camioncino, commettendo un errore fatale.

Il camioncino solleva con grazia il cassonetto e lo capovolge sopra di sé per accoglierne il contenuto.

Il contenuto del cassonetto, catturato dalla forza di gravità, cade agevolmente dentro il camioncino.

Una nube di mini/medio/maxiparticelle che immagino mefitiche si sprigiona dal cassonetto capovolto.

Le mini/medio/maxiparticelle che immagino mefitiche hanno qualche difficoltà in più a venir catturate dalla forza di gravità.

Ve l'ho già detto che oggi a Cagliari c'è vento, tanto vento?

La faccia dell'omino del camioncino è la cosa più bella mai vista dopo quella di Jeff "The Dude" Lebowski in seguito allo spargimento delle ceneri di Donny.

sabato 5 marzo 2011

PROPOSTE INDECENTI


C'avete poco da ridere, voialtri: anche noi signore grasse di mezz'età riceviamo proposte indecenti, quando ci capita un giorno fortunato.
Per esempio.
"Sei una persona molto precisa", mi dice. "Saresti una buona moglie", mi dice.
Ora.
Nessuno t'ha autorizzato a darmi del tu.
E quand'anche t'avessero autorizzato a darmi del tu, hai il 50% dei miei anni.
E quand'anche tu non avessi la metà dei miei anni, sono già sposata (con uno che ha il 77,5% dei miei anni, per inciso).
E quand'anche io non fossi già sposata, uno per cui il concetto di "buona moglie" equivale a "una persona molto precisa" mi fa PAURISSIMA.

Io mi segno il nome: questo qua, appena (se!) trova una fidanzata, mi rispunta in cronaca nera.

lunedì 28 febbraio 2011

L'ANGOLO DELLA POESIA 2


O guidatore
che perdi in strada
quell'apposito oggetto rotondo
che copre il cerchione
della tua auto
(sonasega come si chiama)
sul quale
per tua informazione
grazie anche alla pioggia
la ruota dello scooter
della signora grassa
della precedente poesia
scivola che è una bellezza
 
...
 
no, ripensandoci:
o amministrazione comunale
che lasci nelle strade
buche grandi come voragini
nelle quali i guidatori entrano
perdendo i copricosi
(sonasega come si chiamano)
dei cerchioni
delle loro auto
sui quali
per tua informazione
grazie anche alla pioggia
la ruota dello scooter
della signora grassa
della precedente poesia
scivola che è una bellezza,
benché io incorra nell'oltraggio
a pubblico ufficiale
(o amministrazione comunale
ma sei tu un pubblico ufficiale?
o un insieme dei suddetti?),

vaffanculo.

mercoledì 16 febbraio 2011

COME PROMESSO


Grazie, dodici fans (la tredicesima sono io e mi ringrazio in privato), sono commossa, ailoviu.
E come promesso, si brinda.
Nella foto, io e la mia correttrice di bozze che ci ubriachiamo.


mercoledì 9 febbraio 2011

POST PER SOLE DONNE


Ora, mi scuso se torno sull'argomento: so che i miei lettori maschi (ficcanaso: vi ho detto nel titolo che era un post per sole donne, sciò!) scapperanno a gambe levate quando leggeranno la parola "mestruazioni", loro hanno proprio PAURA di questi mostri mitologici che ruggiscono e sputano fuoco. Ma ne parlo, ahivoi, perché volevo approfittare delle pagine del mio blog per ringraziare il signor SetaUltra per le perle di saggezza che diffonde grazie ai suoi prodotti.
No, perché, vedete, il signor SetaUltra pensa a noi ragazze lì sedute sulla porcellana che ci annoiamo, e sulle confezioni dei suoi prodotti non solo c'intrattiene con ritagli di cultura generale, che ci spiegano per esempio che il termine "lunatica" deriva dalla luna (scommetto che voi pensavate derivasse da "natica"), ma soprattutto dispensa consigli. Saggi, eh.

Per esempio.

- Mangiare alimenti ricchi di magnesio come banane e spinaci può aiutarti a combattere gli sbalzi d'umore tipici della sindrome mestruale.
In effetti non ho mai visto scimmie isteriche per una settimana (o due, o tre, o quattro) al mese. E nemmeno Braccio di Ferro.

Oppure.

- È buona abitudine intensificare le normali pratiche igieniche durante il periodo mestruale.
Per il resto del mese, dimentica pure l'esistenza del bidet.

Anche se i miei preferiti sono i "lo sai che…?".

- Lo sai che la sindrome premestruale non deriva solo da fattori biologici, ma anche psicologici e sociali?
Sì, sì, io mi segno sul calendario il giorno in cui alzarmi garrula pensando "finalmente, è ora di sentirmi una schifezza per i prossimi sette giorni", e lo comunico pure agli altri, così mi ostracizzano. In tutto questo, gli ormoni che vanno sulle montagne russe hanno giusto un ruolo minore.

E ancora.

- Lo sai che esistono piante, come l'agnocasto e il tanaceto partenio, con effetto benefico sui disturbi del ciclo e della sindrome premestruale?
Ora controllo, dovrei avere giusto un agnocasto in balcone, tra i gerani e il rosmarino. Il tanaceto partenio, invece, mi pare d'averlo visto dall'ortolano sotto casa.

Per finire in bellezza.

- Lo sai che è un bisogno molto comune desiderare un dolcetto nel periodo mestruale?
Ho provato a dirlo ai carabinieri che mi hanno chiesto come mai stessi scassinando la serranda della pasticceria alle 3 di notte. Non so se li ho convinti.

(va bene, prometto di smettere di parlare di cose horror, al prossimo post si torna in cucina)

lunedì 31 gennaio 2011

AFORISMI


Quando un vasetto di Nutella incontra una donna con le mestruazioni, il vasetto di Nutella è un uomo morto.

giovedì 27 gennaio 2011

DELLA VECCHIAIA


Memore delle precedenti esperienze e aiutata da un incubo catastrofico che non starò qui a rivangare, stamattina mi sono recata a fare il mio tagliando semestrale con un certo comprensibile timore. Per scacciare gli spiriti maligni ho indossato, sotto sette strati di maglioni (ci sono 5° fuori, è temperatura incompatibile con la vita), una maglietta che più apotropaica non si può.
Oh: ha funzionato.
Non s'è piantato il computer.
Non s'è fulminata la lampadina del colposcopio.
Non è stramazzata al suolo la dottoressa per un colpo apoplettico.
Non sono atterrati gli extraterrestri nel giardino dell'ospedale.
Non s'è avverata in anticipo qualche profezia Maya di fine del mondo (io poi mi chiedo perché un'innocua ape dotata di capelli arancioni e amichetto tonto profetizzi cose così brutte invece di volare giallaeneraneraegialla tanto gaia senza rompere i coglioni come voleva la sigla) (ora che ci ripenso, forse la parte del non rompere i coglioni era stata tagliata dalla sigla per ragioni di metrica).
Insomma, non è successo niente di orribile.

Però ho sbagliato giorno.

(ma la mia dottoressa è stata clemente e m'ha fatto gli esami lo stesso: noi vecchie rimbambite muoviamo sempre qualcuno a compassione)


PS: da oggi IBSDB è su feisbuc, come potete vedere da qualche parte là a destra. Se arrivo a 10 fans mi ubriaco come una scimmia.

domenica 16 gennaio 2011

DI PASSAGGIO


Sono ancora viva e sono ancora scema: datemi un attimo e tornerò in gran forma, o miei fedeli 2,5 lettori.
Intanto vi chiedo, di passaggio, una cosa.
Secondo voi, se ammazzo quelli del piano di sopra che non solo suonano (male) e cantano (peggio) a ore tarde (questa), ma oltretutto stanno straziando una delle canzoni della mia vita (The Cure, "Charlotte Sometimes"), me la danno l'attenuante? O magari un premio?